Intervento Ceneri

Fabio Canevascini

Fabio Canevascini

Care socie,
Cari soci.
Care compagne e cari compagni,

A nome dell’Associazione Amici del Monte Ceneri intendo porgere i miei più cordiali saluti a tutti i partecipanti, alle associazioni, presenti con le loro nobili bandiere, e in special modo ai nostri oratori che vedo pronti e desiderosi di prendere parola e che vi presento:

  • Carlo Sommaruga, consigliere nazionale di Ginevra.
  • Mario Branda, sindaco di Bellinzona.
  • Pelin Kandemir Bordoli, capogruppo in Gran Consiglio.

Alle nostre spalle un monte.
Mi piace ricordare come spesso, nella storia dell’uomo e di questo Cantone, siano state le montagne, ad essere teatro di eventi di grande ricchezza simbolica: (trova parallelismi sulla montagna)

Anche per noi socialisti ticinesi il Monte Ceneri ha un altissimo valore simbolico: esso è per noi il testimone di un ideale che fa del progresso, della dignità e della giustizia, le fondamenta su cui edificare una pacifica e prosperosa convivenza.

Ed è proprio col cuore pieno di questi ideali, intoccabili dall’usura del tempo, che è nata, nel 1956, la nostra Associazione. Grazie all’opera del grande padre del socialismo ticinese, Guglielmo Canevascini, vennero acquistati questi terreni sui quali camminiamo e venne edificato il Centro Culturale che proprio a lui è dedicato. In questo modo il partito socialista ticinese, che qui si radunava dal lontano 1928, poté avere una casa ed essere libero da qualsiasi impedimento logistico ed organizzativo.

Ogni anno, da allora, i compagni e le compagne ticinesi si ritrovano per una giornata di riflessione e di festa e per onorare, anche con un solo sguardo, i caduti della terribile guerra di Spagna del ‘36, da quando è stato inaugurato il monumento che potete vedere qua accanto al grotto.

Il nostro beneamato Monte fu, in ogni caso, testimone, il 5 agosto del 1900, della nascita del Partito Socialista Ticinese che proprio alle spalle di questi boschi e su questi prati vide i suoi primi giorni: da allora, ogni anno, lo storico ideale socialista viene ad abbeverarsi alle fonti della propria memoria ed a ricordare il proprio orgoglio in questa splendida cornice naturale.

La giornata odierna, però, ha, simbolicamente, un sapore più intenso: proprio quest’anno cadono i novant’anni della prima entrata da parte di un socialista nel Consiglio di Stato. Quel socialista fu proprio il grande padre del nostro movimento: Guglielmo Canevascini.  Uno scranno su cui siede oggi il nostro compagno Manuele Bertoli, che con la sua presenza nel partito, nelle istituzioni e fra la gente sta portando avanti l’ideale socialista nella scuola, nella cultura e nello sport dando una grande speranza ai nostri giovani ticinesi. Ed è per questo compagne e compagne, che vi chiedo un grande applauso di ringraziamento e di incoraggiamento per questo grande lavoro in governo di Manuele!

Oggi, come detto, festeggiamo novant’anni di governo. Ripercorriamo allora la travagliata storia che portò la sinistra nella stanza dei bottoni. Canevascini nacque da famiglia contadina nel lontano 1886. Dotato di grande carattere e spirito di sacrificio conobbe le fatiche del lavoro della terra e dell’emigrazione. Collaboratore dell’Aurora, nel 1906,  appena diciannovenne, venne nominato segretario della Camera del Lavoro del Canton Ticino. Fondò e diresse  lo storico quotidiano di sinistra La Libera Stampa, criticato più volte per anteporre l’antifascismo agli interessi locali. Venne infine eletto deputato nel parlamento nazionale e successivamente, nel 1922, nel Consiglio di Stato.

Il momento era quindi giunto anche per il Ticino, un cantone di frontiera in piena evoluzione vista l’apertura del traforo e dell’arrivo delle idee di lotta operaia. Ma rimaneva un cantone litigioso e con un’intensa storia di rovesciamenti politici, in cui i liberali radicali la facevano da padrone da fin troppi decenni e avevano gettato il Ticino in una grave crisi politica, mettendosi contro gli operai dopo lo sciopero del 1918. Proprio con al fine della guerra e la repressione dello sciopero Canevascini dopo aver spaccato il partito con la creazione di Libera Stampa e aver lavorato con le ali più di sinistra dei liberali, decise che era venuta l’ora di emanciparsi e di porsi su una nuova autonomia che gli permise nel 1919 di entrare in consiglio nazionale al posto dell’eletto moderato ferroviere Patocchi. Riuscì infine a far passare il pragmatismo e l’idea della “partecipazione governativa anticollaborazionista”, proprio mentre in Italia stava arrivando il fascismo, e con il Partito socialista si pose in chiave risolutamente operaia antifascista.

Nel 1921 il Consiglio di Stato vide per la prima e unica volta nella sua Storia l’elezione di sette membri (e purtroppo vinsero con la maggioranza assoluta i liberali, che uralvano “abbasso i socialisti, a morte Canevascini”). L’anno seguente fu quello della Costituente, in cui i liberali decisero di scagliarsi contro i socialisti, usando la questione religiosa come punto d’appiglio. Ma in mezzo c’era comunque stata una guerra e la questione economica era diventata più importante di quelal religiosa, i socialisti decisero quindi di allearsi con i conservatori di Cattori. La Costituente fallì miseramente e le nuove alleanze parlamentari affossarono definitivamente il governo a maggioranza assoluta liberale, il preventivo divenne una questione politica e Canevascini alla fine la spuntò.

I liberali rinunciarono alle loro responsabilità politiche (come del resto ai nostri giorni, in cui chi vince le elezioni non prende il dipartimento più ostico…) e i conservatori di Cattori proposero il “governo di Paese” dando un seggio a Canevascini. Non fu certo una mossa facile, la maggioranza del Gran Consiglio si astenne, ma nonostante il mandato debole questo permise di far nascere il “pateracchio” in chiave antiliberale. Canevascini sapeva quello che voleva: bisognava ora rimettere insieme i cocci lasciati dalla maggioranza liberale e il Partito socialista aveva la responsabilità morale di farlo. Il 23 aprile 1922 ci furono rielezioni e venne infine eletto ufficialmente grazie alla rinuncia di Pometta e degli altri conservatori. Nel 1923 venne riportato il governo a 5 membri, venne tolta per legge la possibilità di maggioranza assoluta dei liberali e Canevascini poté dedicarsi alla sua attività di governo e di ricostruzione del partito, sconquassato da questa entrata burrascosa nella stanza dei bottoni.

Questi, compagne e compagni, i fatti che portarono il socialismo ticinese all’entrata in governo. Ma Canevascini non può solo essere ricordato da un profilo istituzionale. Egli è stato e deve rimanere un faro ideologico che deve guidare i socialisti, ieri come oggi. Si pensi solo a ciò che è successo pochi giorni fa: il Consiglio nazionale ha varato una restrizione del diritto d’asilo, una restrizione che come svizzeri deve farci vergognare.

Il Partito Socialista è entrato in governo, ed è la Storia a dirlo, proprio grazie alla difesa del diritto d’asilo. Le alleanze sono cambiate nei primi decenni del novecento, ma sempre e solo uno è stato il filo conduttore, il trait d’union della nostra politica: la solidarietà con l’altro. Ci si pensi bene, compagne e compagni, nella nostra attività politica. La figura di Canevascini domina la storia del partito socialista ticinese non solo per l’operosità che contraddistinse il corso della sua vita, ma per la capacità e l’intelligenza con cui si confrontò sempre con i propri ideali. Come non ricordare la creazione di Radio Monte Ceneri, l’opera meritoria di fondazione del Soccorso Operaio Luganese o la paternità della legge cantonale sul lavoro del ‘53?

Guglielmo Canevascini fu sempre lontano da ogni rigidità dogmatica ed ideologica e preferì sempre concertare in vista di un risultato, piuttosto che non ottenere nulla. Ma sempre con la consapevolezza di dover orientare tutta la politica verso il suo socialismo umanitario, improntato al riformismo ed alla solidarietà.

Per questo vorrei che la giornata di oggi, all’ombra del nostro Monte, fosse un atto di memoria e di ringraziamento per tutti gli antifascisti, per tutti i caduti in Spagna che hanno scelto di dare la vita per combattere la tirannia e l’egoismo e per chi, come Canevascini, ha scelto di battersi nel quotidiano affinché le condizioni di vita, di benessere e di salute della comunità migliorassero in un orizzonte di pace.

Grazie.
Fabio Canevascini, Presidente dell’Associazione

Volantino per pubblicizzazione Convegno del Ceneri del 17.06.2012:
2012 Programma Festa Ceneri 05_Layout 1

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